L’Usb da dieci giorni circa rappresenta il 70% dei lavoratori della Cemitaly – Italcementi (rsa Giuseppe Farina), e raccoglie il malcontento degli stessi per un accordo firmato da Cgil, Cisl e Uil che su questa vertenza non hanno mai fatto altro che temporeggiare, fino ad arrivare ad una situazione seriamente compromessa. Un forte ridimensionamento dell’organico ha interessato il cementificio dal 2014 ad oggi: le unità lavorative sono passate da 120 dipendenti diretti più 300/400 dell’appalto ai 51 attuali, di cui negli ultimi mesi circa trenta hanno accettato l’incentivo all’esodo, che verrà attivato a settembre, quando sarà concluso il procedimento di licenziamento collettivo per tutti. Dei 51, una ventina i lavoratori restanti che ignorano cosa sarà del proprio futuro.
Sarebbe già una buona notizia per questi lavoratori, se fosse possibile prorogare la cassa integrazione per un altro anno, in modo da dare più tempo per la loro ricollocazione professionale. Possibilità interessante sarebbe impiegare queste unità nelle operazioni di bonifica del sito (parliamo di 300mila mq), necessarie perché in quello stesso posto possa realizzarsi un qualunque altro progetto. Da qui la decisione di venerdì 20 maggio scorso di organizzare un presidio sotto la Prefettura di Taranto, data la riconferma dell’incarico di commissario straordinario per le bonifiche al prefetto Demetrio Martino. Usb auspica inoltre che la task force regionale metta in piedi interventi mirati a salvare un numero tra l’altro decisamente ridotto di lavoratori, che sono decisamente lontani dall’età pensionabile. Intanto non ha avuto una risposta efficace l’interrogazione parlamentare che il senatore Mario Turco, che ringraziamo, ha rivolto a tre Ministeri (Sviluppo Economico, Lavoro e Transizione Ecologica).
Usb auspica quindi che la vertenza venga presa nella giusta considerazione per evitare ennesime ripercussioni di carattere sociale in un contesto già fortemente problematico.
USB Taranto